Scadenza del terzo trimestre al Fondo Easi previsto dal CCNL CED

 

Scade  il 16 luglio il termine entro il quale va effettuato il versamento al Fondo di assistenza sanitaria EASI relativo al terzo triemestre (1° luglio – 30 settembre) per i lavoratori dipendenti dei Centri Elaborazione Dati (CED)

La quota da corrispondere per la copertura sanitaria del dipendente è fissata in euro 17,00 mensili per 12 mensilità di cui euro 15,00 a carico del datore lavoro e euro 2,00  a carico di ciascun lavoratore iscritto al Fondo Easi.
Il datore di lavoro che ometta il versamento è tenuto a corrispondere al lavoratore in busta paga un elemento distinto della retribuzione di euro 36,00 per quattordici mensilità, utile ai fini di tutti gli istituti contrattuali, compreso il Tfr.
La quota una tantum per l’iscrizione è pari a euro 40,00 a totale carico dell’azienda.
Il versamento dei contributi avviene con cadenza trimestrale anticipata alle date:
-16 gennaio: trimestre 1° gennaio – 31 marzo
-16 aprile: trimestre 1° aprile – 30 giugno
-16 luglio: trimestre 1° luglio – 30 settembre
-16 ottobre: trimestre 1° ottobre – 31 dicembre
Ad ogni scadenza il Fondo provvede in maniera automatica a generare le distinte di pagamento che verranno inoltrate all’indirizzo e-mail  specificato al momento dell’iscrizione dell’azienda e che saranno disponibili anche on-line accedendo al portale alla sezione “Gestione Pagamenti”.  La distinta di pagamento darà l’importo esatto da versare e la causale da utilizzare per ogni trimestre di riferimento e dovrà obbligatoriamente essere riportata in maniera precisa e puntuale all’atto del versamento.

Licenziata in tronco la lavoratrice che non si sottopone a visita medica

Il rifiuto della dipendente di sottoporsi a visita medica sul luogo di lavoro legittima il suo licenziamento anche nel caso in cui tale comportamento sia conseguenza di un presunto demansionamento, a seguito della nuova attività assegnata (Corte di Cassazione, Ordinanza 13 luglio 2022, n. 22094).

La vicenda

Veniva confermata dalla Corte di appello territoriale la sentenza di primo grado di rigetto dell’impugnativa del licenziamento di una lavoratrice, irrogato dalla s.p.a. di cui questa era stata dipendente con mansioni di impiegata amministrativa.
Il licenziamento era stato irrogato per giusta causa, in seguito alla lettera di contestazione disciplinare in cui le era stato ascritto di essersi rifiutata di effettuare la visita medica in due giornate, nella prima circostanza adducendo l’inidoneità del luogo di svolgimento del controllo e, nel secondo caso, omettendo di presentarsi nel luogo ed orario del previsto espletamento.
La Corte distrettuale, in particolare, aveva ritenuto che la richiesta di sottoposizione a visita medica fosse conforme alla legge e il rifiuto della lavoratrice dovesse, dunque, reputarsi illegittimo e non giustificato.

Avverso tale sentenza ha proposto ricorso per cassazione la lavoratrice, lamentando che la visita medica disposta dall’azienda aveva la sola finalità di accertare l’idoneità della lavoratrice non allo svolgimento delle mansioni già assegnate e in corso di svolgimento, bensì l’idoneità a svolgere nuove e ben diverse mansioni lavorative assegnatele illegittimamente.
La fattispecie concreta, ad avviso della dipendente, non poteva, pertanto, essere ricondotta a quella normativamente prevista dall’art. 5, L. n. 300/70, in quanto non avrebbe dovuto essere considerato solo il fatto oggettivo del cambio di mansioni, ma anche quello finalistico della illegittimità del nuovo incarico.

La decisione della Cassazione

La suprema Corte ha rigettato il ricorso, rilevando, in punto di diritto, che la visita medica di idoneità in ipotesi di cambio delle mansioni è prescritta per legge e la richiesta di sottoposizione a tale visita, da parte del datore di lavoro, prima della assegnazione alle nuove mansioni, come correttamente posto in rilievo dai giudici di merito, rappresenta un adempimento dovuto.
Il rifiuto della lavoratrice, dunque, volto a contrastare un illegittimo demansionamento, giacchè le nuove mansioni erano state ritenute dalla stessa non conformi alla qualifica rivestita e non compatibili con le condizioni di salute, doveva considerarsi illegittimo.
La visita medica disposta, difatti, era preventiva e prodromica all’assegnazione delle nuove mansioni e l’omissione della stessa avrebbe costituito un colposo e grave inadempimento di parte datoriale.

Nel caso di specie, dunque, da un lato, il datore di lavoro si era limitato ad adeguare la propria condotta alle prescrizioni imposte dalla legge per la tutela delle condizioni fisiche dei dipendenti nell’espletamento delle mansioni loro assegnate e, dall’altro, la dipendente avrebbe ben potuto impugnare un eventuale esito della visita, qualora non condiviso, ovvero l’asserito illegittimo demansionamento, innanzi agli organi competenti.
I Giudici di legittimità, inoltre, essendo comprovati l’illegittimità del comportamento omissivo della dipendente e lo scopo della condotta del datore di lavoro, finalizzata alla prevenzione rispetto alla sicurezza e salubrità nei luoghi, hanno ritenuto condivisibile la valutazione operata in sede di appello circa la ricorrenza di elementi idonei a costituire la giusta causa di licenziamento e la proporzionalità della sanzione.

Incluso nel reddito di lavoro dipendente il contributo derivante dai buoni pasto 2020 non erogati

Il contributo una tantum corrisposto grazie ai risparmi derivanti dai buoni pasto non erogati nel 2020 concorre alla formazione del reddito di lavoro dipendente, ai sensi dell’art. 51, co. 1, del Tuir (Agenzia Entrate – risposta 14 luglio 2022, n. 377).

Ai sensi dell’art. 1, co. 870, L. n. 178/2020, in considerazione del periodo di emergenza epidemiologica da COVID-19, è possibile utilizzare i risparmi derivanti dai buoni pasto non erogati nel corso del 2020, previa certificazione da parte dei competenti organi di controllo, per finanziare nell’anno 2021, nell’ambito della contrattazione integrativa, in deroga alle vigenti norme sul contenimento dei fondi, i trattamenti economici accessori correlati alla performance e alle condizioni di lavoro, ovvero agli istituti del welfare integrativo.

Riguardo al regime fiscale applicabile al suddetto contributo in denaro, lo stesso, pur derivando dal risparmio dei buoni pasto non erogati nel 2020, non conserva la natura di buono pasto, con la conseguenza che non può trovare applicazione l’art. 51, co. 2, lett. c), del Tuir.

Inoltre, il contributo in denaro in esame non è riconducibile ad alcuna ipotesi di esclusione dal reddito di lavoro dipendente prevista per le iniziative di welfare né alle altre ipotesi di esclusione specificamente previste dall’art. 51, commi 2 e seguenti del Tuir.

Il predetto contributo, al pari delle altre elargizioni in denaro percepite dai dipendenti in relazione al rapporto di lavoro, dovrà concorrere, pertanto, alla formazione del reddito di lavoro dipendente, ai sensi dell’art. 51, co. 1, del Tuir.

Superbonus: chiarimenti su portico e pertinenze

Forniti, in materia di Superbonus, chiarimenti in relazione agli interventi antisismici effettuati sul portico costruito in aderenza all’edificio principale e sui limiti di spesa per interventi antisismici effettuati sulle pertinenze dell’abitazione al primo piano dell’edificio poste nell’edificio separato (Agenzia delle entrate – Risposta 13 luglio 2022, n. 375).

La contribuente è comproprietaria di un edificio composto da due unità abitative in categoria A/3 e un portico di pertinenza esclusiva dell’unità abitativa posta al piano terra, accatastato unitamente a quest’ultima e costruito in aderenza all’edificio principale a cui è strutturalmente connesso.
Nella medesima area cortiliva insiste, inoltre, un fabbricato separato con due unità accatastate C/2 (ad uso deposito) di pertinenza dell’unità abitativa posta al primo piano dell’altro edificio.
Entrambi gli edifici saranno oggetto di parziale demolizione delle strutture e ricostruzione rientrante nella ristrutturazione edilizia.
L’Istante chiede:
– se le spese per gli interventi antisismici effettuati sul portico costruito in aderenza all’edificio principale possano essere incluse nel massimale previsto per gli interventi effettuati sulle parti comuni di tale edificio, pur non essendo il detto portico parte comune del fabbricato, o siano invece riconducibili al massimale relativo alla parte privata dell’abitazione di cui il portico è pertinenza non distintamente accatastata;
– quale sia il limite di spesa ammesso al Superbonus per gli interventi antisismici effettuati sulle pertinenze dell’abitazione al primo piano dell’edificio poste nell’edificio separato nonché il periodo di fruizione dell’agevolazione per tali interventi e le modalità di calcolo della percentuale di esecuzione dei lavori al 30 giugno 2022.
Per i predetti interventi antisismici, l’Istante potrà calcolare il Superbonus, nel rispetto di ogni altra condizione ed adempimento previsto dalla norma, con due distinti limiti di spesa. In particolare:
– per gli interventi sulle parti comuni dell’edificio costituito dalle due unità abitative e dal portico accatastato unitariamente ad una di esse il limite complessivo di spesa ammessa alla detrazione è pari a 192.000 euro (96.000 euro X le due unità immobiliari A/3), in funzione della spesa imputata;
– per l’intervento antisismico nell’ambito della parziale demolizione e ricostruzione dell’edificio separato composto dalle due pertinenze di una delle unità abitative dell’altro edificio sarà possibile calcolare la detrazione su un autonomo limite di spesa pari a 96.000 euro. In tale limite vanno comprese anche le spese per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio effettuati sull’unità immobiliare di cui sono pertinenze per le quali spetta la detrazione ivi disciplinata.
Con riferimento, infine, al quesito concernente i termini di vigenza dell’agevolazione con riferimento all’esecuzione delle opere antisismiche sul fabbricato separato composto dalle due pertinenze, l’Agenzia rileva che, ai sensi del comma 8-bis dell’articolo 119 del decreto Rilancio, per gli interventi effettuati su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari di proprietà o in comproprietà di persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività di impresa o di arti e professioni il Superbonus spetta «anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2025, nella misura del 110 per cento per quelle sostenute entro il 31 dicembre 2023, del 70 per cento per quelle sostenute nell’anno 2024 e del 65 per cento per quelle sostenute nell’anno 2025». La disposizione si applica anche agli interventi «effettuati dalle persone fisiche sulle singole unità immobiliari all’interno (…) dello stesso edificio», intendendosi con tale locuzione estendere l’arco temporale di vigenza dell’agevolazione previsto nel caso degli interventi sulle parti comuni anche a quelli effettuati sulle singole unità immobiliari comprese nell’edificio.
Il Fisco ritiene che la disposizione si applichi altresì nel caso di interventi effettuati solo sulle pertinenze delle predette unità immobiliari a nulla rilevando che le stesse siano collocate in un edificio diverso.

Contribuzione volontaria giornalisti, pubblicisti e praticanti

Con la Circolare 11 luglio 2022, n. 80, l’INPS ha fornito istruzioni in materia di prosecuzione volontaria dell’assicurazione ai fini pensionistici da parte dei giornalisti, pubblicisti e praticanti titolari di rapporto di lavoro subordinato, che dal 1° luglio 2022 passano dalla gestione INPGI a quella dell’Inps.

A decorrere dal 1° luglio 2022 sono iscritti all’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti (FLPD) i giornalisti professionisti, i pubblicisti e i praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica, nonché, con evidenza contabile separata, i titolari di posizioni assicurative e titolari di trattamenti pensionistici diretti e ai superstiti già iscritti presso la medesima forma.
L’Inps illustra il quadro normativo di riferimento che regola l’istituto della prosecuzione volontaria fino al 30 giugno 2022 in base alla regolamentazione INPGI per gli assicurati in oggetto e la disciplina vigente a cui saranno soggetti i giornalisti, i pubblicisti e i praticanti da iscrivere all’assicurazione generale obbligatoria (FPLD gestione ordinaria) ovvero all’evidenza contabile separata del FPLD dal 1° luglio 2022.

CONTRIBUZIONE VOLONTARIA INPGI

In base alla regolamentazione INPGI, i giornalisti professionisti, i pubblicisti e i praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato iscritti all’Inpgi, in caso di cessazione del rapporto di lavoro giornalistico, possono proseguire volontariamente il versamento dei contributi di legge finché conservano l’iscrizione all’Albo dei giornalisti tenuto dall’Ordine, purché possano far valere almeno 52 contributi settimanali obbligatori nel quinquennio precedente la data della domanda ovvero almeno 260 contributi settimanali obbligatori qualunque fosse l’epoca del versamento, versando i contributi ridotti del 15 per cento, anche per la quota a carico del datore di lavoro.
Il contributo è calcolato, a scelta dell’interessato, sulla base della retribuzione media annua pensionabile oppure della retribuzione minima contrattuale del redattore ordinario dell’anno precedente la presentazione della domanda oppure di una retribuzione compresa tra il valore medio delle due citate retribuzioni, ed è soggetto a rivalutazione annuale sulla base della variazione del numero indice risultante dal rapporto fra i minimi contrattuali del redattore ordinario nei due anni immediatamente precedenti. La contribuzione volontaria viene rideterminata a scelta dell’iscritto all’inizio di ogni anno solare.
L’iscritto ammesso alla prosecuzione volontaria della assicurazione, ove interrompa il versamento mensile dei contributi, ha facoltà di riprenderlo entro il termine massimo di tre mesi dalla data di versamento dell’ultimo contributo. Il versamento della contribuzione volontaria ha cadenza mensile.
Non possono avvalersi della prosecuzione volontaria gli iscritti che siano contemporaneamente soggetti, in conseguenza di un rapporto di lavoro a carattere subordinato, all’iscrizione ad altre forme di previdenza obbligatoria. È compatibile con la prosecuzione volontaria, invece, l’iscrizione alle gestioni relative a rapporti di lavoro autonomo o parasubordinato.
Non sono ammessi versamenti di contributi volontari per periodi successivi alla data di conseguimento del diritto alla pensione.

CONTRIBUZIONE VOLONTARIA INPS

Condizioni necessarie per l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria del versamento dei contributi sono la sospensione o la cessazione del rapporto di lavoro (con conseguente assenza di contribuzione obbligatoria in tutti gli ordinamenti pensionistici individuati dalla norma) e la contestuale titolarità di uno dei requisiti minimi di contribuzione.
I giornalisti professionisti, i pubblicisti e i praticanti titolari di un rapporto di lavoro subordinato possono essere autorizzati, a domanda, a proseguire il rapporto assicurativo in forma volontaria a condizione che:
– non stiano prestando una nuova attività lavorativa da cui consegua l’obbligo di iscrizione ad altra gestione previdenziale (forme di previdenza sostitutive, esonerative o esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria, gestioni speciali dei lavoratori autonomi ART, COM e CD-CM, Gestione separata, Casse di previdenza per i liberi professionisti);
– non siano titolari di una pensione diretta anche se liquidata a carico di altra gestione previdenziale.
La domanda deve essere presentata avvalendosi esclusivamente dei seguenti canali:
– sito internet www.inps.it, accedendo tramite SPID almeno di Livello 2, CIE 3.0 o CNS ai servizi telematici;
– contact center, chiamando da rete fissa il numero gratuito 803 164 oppure il numero 06 164164 da telefono cellulare, a pagamento, secondo il piano tariffario del proprio gestore telefonico;
– patronati e altri soggetti abilitati all’intermediazione con l’Istituto.
La domanda di prosecuzione volontaria non è soggetta a termini di decadenza, fermo restando che la data della richiesta determina la decorrenza dell’autorizzazione ai relativi versamenti.
La domanda di pensione respinta per carenza del requisito contributivo viene considerata come richiesta di prosecuzione volontaria. In tali ipotesi l’autorizzazione viene rilasciata d’ufficio, previa verifica di tutte le condizioni soggettive e oggettive previste per la relativa concessione.
L’autorizzazione alla prosecuzione volontaria mantiene efficacia fino al momento del pensionamento.

I requisiti contributivi necessari per ottenere l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria sono:
– almeno 3 anni di contribuzione effettiva, anche non continuativa, nel quinquennio precedente;
– almeno 5 anni di contribuzione effettiva, a prescindere dalla sua collocazione temporale.

L’autorizzazione ai versamenti volontari disciplinati dagli articoli 7 e 8 del D.lgs n. 564/1996 può essere, invece, concessa sulla base del requisito di un anno di contribuzione nel quinquennio precedente la domanda.
Concorre a perfezionare il requisito di contribuzione effettiva altresì:
– la contribuzione confluita nella gestione assicurativa mediante riscatto, computo, trasferimento e ricongiunzione;
– la contribuzione figurativa accreditata nei periodi di aspettativa non retribuita in favore di lavoratori chiamati a svolgere funzioni pubbliche elettive o a ricoprire cariche sindacali;
– la contribuzione figurativa accreditata per integrazione salariale.

Devono essere, invece, esclusi dalla verifica dei requisiti contributivi:
– i periodi di contribuzione figurativa per malattia, interruzione obbligatoria e facoltativa del lavoro per maternità, servizio militare, disoccupazione, etc., nonché ogni altro periodo di contribuzione figurativa prevista da specifiche disposizioni di legge;
– le maggiorazioni dell’anzianità contributiva (ad esempio, aumenti di valutazione di 1/10, esposizione all’amianto, etc.).

L’autorizzazione ai versamenti volontari decorre dal primo sabato successivo alla data della relativa domanda e comporta il versamento di contributi settimanali, ciascuno dei quali copre il periodo compreso fra domenica e sabato (con il versamento volontario dalla decorrenza sopra indicata, viene coperta l’intera settimana nella quale è stata presentata la domanda). Nel caso in cui la domanda venga presentata di sabato, l’autorizzazione avrà decorrenza dal sabato successivo.
Nell’ipotesi in cui, dopo l’ultimo giorno di servizio, risultasse il periodo di mancato preavviso regolarmente coperto da contribuzione obbligatoria, l’autorizzazione ai versamenti volontari dovrà essere rilasciata a decorrere dal primo sabato successivo alla data finale di tale periodo.
L’autorizzazione alla prosecuzione volontaria è compatibile con l’indennità di disoccupazione; tuttavia durante la percezione dell’indennità l’efficacia dell’autorizzazione è sospesa.

La misura del contributo volontario è determinata applicando l’aliquota di finanziamento della contribuzione obbligatoria IVS (quota a carico del datore di lavoro e del lavoratore) della gestione in cui viene autorizzato il versamento – attualmente pari al 33% sia per l’evidenza contabile dell’assicurazione generale obbligatoria che per il Fondo pensioni lavoratori dipendenti – al valore medio settimanale della retribuzione imponibile percepita dall’assicurato negli ultimi 12 mesi (52 settimane) di contribuzione effettiva antecedenti la domanda di autorizzazione, nel rispetto del minimale retributivo.
In altri termini, la contribuzione volontaria va calcolata in base alla stessa aliquota prevista per gli assicurati in costanza di rapporto di lavoro (quota a carico del datore di lavoro e del lavoratore).

Il contributo volontario è calcolato con riferimento al valore medio settimanale della retribuzione imponibile relativa all’anno (52 settimane) di contribuzione obbligatoria precedente la domanda, considerando sia i periodi maturati fino al 30 giugno 2022 presso l’Inpgi, sia quelli maturati successivamente presso l’INPS.
Nell’individuazione del periodo contributivo di riferimento (un anno/52 settimane) va considerato anche l’eventuale periodo di indennità sostitutiva del preavviso e nella determinazione del predetto imponibile devono essere comprese le somme percepite a titolo di mensilità aggiuntive e, ovviamente, di indennità sostitutiva del preavviso.
Con effetto dal 1° gennaio di ciascun anno l’importo della retribuzione sulla quale è stato determinato il contributo volontario in sede di autorizzazione deve essere rivalutato sulla base dell’indice medio di variazione del costo della vita, determinato dall’ISTAT nell’anno precedente. Dalla medesima decorrenza, sul valore aggiornato della retribuzione imponibile di riferimento, va conseguentemente rideterminato l’ammontare del contributo volontario.
L’aggiornamento delle retribuzioni in base all’indice ISTAT va effettuato esclusivamente per determinare il contributo volontario dovuto per gli anni successivi a quello di decorrenza dell’autorizzazione.

La contribuzione volontaria deve essere versata per trimestri solari, entro e non oltre la fine del trimestre successivo a quello per il quale viene effettuato il relativo pagamento.
I termini di pagamento sono perentori; i contributi versati in ritardo sono rimborsati, senza maggiorazione di interessi, salva la loro imputazione – ove possibile – al trimestre immediatamente precedente la data del relativo versamento.
L’Istituto trasmette gli avvisi di pagamento PagoPa contenenti gli elementi identificativi per il versamento del contributo volontario trimestrale (13 settimane).

DOMANDE DI PROSECUZIONE VOLONTARIA PRESENTATE E AUTORIZZATE DALL’INPGI AL 30 GIUGNO 2022

Tenuto conto del principio secondo il quale l’autorizzazione e il diritto a effettuare versamenti volontari ha efficacia fino al momento del pensionamento, i giornalisti, i pubblicisti e i praticanti potranno avvalersi della prosecuzione già autorizzata al 30 giugno 2022 anche per i periodi successivi alla medesima data; ciò sia nel caso in cui i medesimi siano iscritti in evidenza contabile separata dell’assicurazione generale obbligatoria sia nel caso in cui siano iscritti al FPLD gestione ordinaria.
Considerato, peraltro, il legittimo affidamento venutosi a ingenerare nei confronti dei giornalisti, pubblicisti e praticanti che abbiano risolto il rapporto di lavoro subordinato con la prospettiva di conseguire il diritto al trattamento pensionistico Inpgi avvalendosi della prosecuzione volontaria anche in costanza di versamenti alle gestioni di previdenza dei lavoratori autonomi o parasubordinati in conformità alla regolamentazione Inpgi, l’Inps precisa che detti soggetti, se già autorizzati alla data del 30 giugno 2022 dall’Inpgi, potranno continuare a effettuare versamenti volontari in costanza di iscrizione alle predette gestioni.
Attesa altresì la facoltà di scelta, riconosciuta ai sensi della regolamentazione Inpgi, in capo al prosecutore riferita all’importo del versamento volontario effettuata all’inizio di ogni anno solare, a tutela del principio di legittimo affidamento ingenerato sull’assicurato all’inizio dell’anno, per tutto il 2022 il prosecutore autorizzato continuerà a versare la contribuzione volontaria sulla base dell’importo scelto a gennaio 2022 e con le medesime modalità di versamento e con il rispetto delle scadenze dei termini di pagamento in vigore in Inpgi.
Al fine di garantire condizioni omogenee tra tutti i lavoratori ammessi alla contribuzione volontaria, a partire dal 1° gennaio 2023 la misura del contributo volontario per tutti i giornalisti, pubblicisti e praticanti sarà ricalcolata assumendo a riferimento l’imponibile determinato secondo la disciplina vigente dell’assicurazione generale obbligatoria e il versamento dello stesso contributo sarà gestito in base alle relative regole.

DOMANDE DI PROSECUZIONE VOLONTARIA AUTORIZZATE A PARTIRE DAL 1° LUGLIO 2022

Tutte le autorizzazioni rilasciate a partire dal 1° luglio 2022 rientrano nell’ambito di applicazione delle disposizioni di cui al D.P.R. n. 1432/1971, alla legge n. 47/1983 e al D.lgs n. 184/1997; pertanto, la disciplina alla quale fare riferimento è quella prevista per l’assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti.
Nei casi in cui, in fase di istruttoria della domanda di prosecuzione volontaria, si rilevi la presenza di una duplice autorizzazione, rilasciata sia nell’assicurazione generale obbligatoria sia nell’Inpgi, si procede alla chiusura dell’autorizzazione rilasciata in epoca più remota salvaguardando i versamenti debitamente effettuati a seguito dell’autorizzazione chiusa.
Nel caso in cui il giornalista, pubblicista e praticante, dopo aver cessato il rapporto di lavoro che aveva dato luogo all’iscrizione Inpgi (evidenza contabile separata del FPLD), richieda l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria e risulti già titolare di una precedente autorizzazione, rilasciata sulla base di contribuzione versata in un ordinamento pensionistico diverso, la nuova istanza sarà considerata come domanda di “cambio gestione” e come tale definita.

Una Tantum a luglio per il CCNL Autoferrotranvieri

13 LEG 2022 Erogata, nel mese di luglio, la prima tranches di una tantum per i dipendenti del CCNL Autoferrotranvieri

Lo scorso maggio, le parti firmatarie hanno sottoscritto un accordo che ha previsto, ad integrale copertura del periodo 1° gennaio 2021 – 30 giugno 2022, una somma una tantum di € 500,00 lordi al parametro 175 da riparametrare secondo la scala parametrale vigente (100-250).

Dette somme vengono riconosciute in due tranche, la prima con la retribuzione del mese di luglio 2022 pari a € 250 euro e la seconda con la retribuzione del mese di novembre 2022 pari € 250, quest’ultima verrà erogata a condizione che sia assicurata dai Governo la copertura dei mancati ricavi relativi al periodo 1° gennaio 2021 – 31 marzo 2022.

La somma una tantum:

– è rapportata ai mesi di effettiva prestazione (computando come mese intero la frazione superiore ai 15 giorni) svolta nel periodo 1° gennaio 2021 – 30 giugno 2022;

– è riproporzionata nei casi di lavoro part-time, sulla base dell’orario convenuto nel contratto individuale;

– è erogata anche al personale a tempo determinato in forza alla data di sottoscrizione del presente accordo. Per questi lavoratori, l’una tantum verrà rapportata ai mesi di effettiva prestazione (computando come mese intero la frazione superiore ai 15 giorni) svolta all’interno del periodo 1° gennaio 2021 – 30 giugno 2022 nell’ambito del contratto a termine ivi comprese eventuali proroghe;

– non ha alcun effetto o incidenza su tutti gli istituti contrattuali e di legge e non rientra nella base di computo dei T.F.R. e della contribuzione al Fondo Priamo.

 

P

A

R

VALORE

COMPLESSIVO

UNA TANTUM

UNA TANTUM

1° TRANCHES

con la retribuzione

LUG-22

UNA TANTUM

2° TRANCHES

con la retribuzione

nov-22

VALORE

COMPLESSIVO

UNA TANTUM  SOGGETTO A

TASSAZIONE SEPARATA

A B C D= (A : 18 x 12)
250 714,28 357,14 357,14 476,19
230 657,14 328,57 328,57 438,09
210 600,00 300,00 300,00 400,00
207 591,42 295,71 295,71 394,28
205 585,72 292,86 292,86 390,48
202 577,14 288,57 288,57 384,76
193 551,42 275,71 275,71 367,61
190 542,86 271,43 271,43 361,91
188 537,14 268,57 268,57 358,09
183 522,86 261,43 261,43 348,57
180 514,28 257,14 257,14 342,85
178 508,58 254,29 254,29 339,05
175 500,00 250,00 250,00 333,33
170 485,72 242,86 242,86 323,81
165 471,42 235,71 235,71 314,28
160 457,14 228,57 228,57 304,76
158 451,42 225,71 225,71 300,95
155 442,86 221,43 221,43 295,24
154 440,00 220,00 220,00 293,33
153 437,14 218,57 218,57 291,43
151 431,42 215,71 215,71 287,61
145 414,28 207,14 207,14 276,19
143 408,58 204,29 204,29 272,39
140 400,00 200,00 200,00 266,67
139 397,14 198,57 198,57 264,76
138 394,28 197,14 197,14 262,85
135 385,72 192,86 192,86 257,15
130 371,42 185,71 185,71 247,61
129 368,58 184,29 184,29 245,72
123 351,42 175,71 175,71 234,28
121 345,72 172,86 172,86 230,48
116 331,42 165,71 165,71 220,95
110 314,28 157,14 157,14 209,52
100 285,72 142,86 142,86 190,48

Cassa Edile di Cosenza: nuova contribuzione

Adempimenti nei confronti della Cassa Edile Cosentina: tabella contributiva in vigore dall’1/7/2022

Si riporta di seguito la tabella con i contributi da versare alla Cassa Edile della provincia di Cosenza, in vigore dal 1° luglio 2022.

CONTRIBUTI

QUOTA CONTRIBUTIVA IMPRESA (%)

QUOTA CONTRIBUTIVA LAVORATORE (%)

TOTALE(%)

A) Contributi Cassa Edile 1,875 0,375 2,25
B) Contributo A.P.E. 2,53 2,53
C) Contributo ESEC 0,40 0,40
D) Contributo CPT 0,10 0,10
E) Fondo Sicurezza 0,05 0,05
F) Quote adesione contrattuale (Prov.+ Naz.) 1,272 1,272 2,544
G) Fondo Prepensionamento 0,20 0,20
H) Fondo Incentivo Occupazione 0,10 0,10
Totale Contributi 6,527 1,647 8,174
I) Contributo Territoriale dovuto esclusivamente dalle ditte iscritte all’ANCE territoriale. 0,936 0,936
L) Fondo Sanitario Nazionale 0,26 (impiegati) 0,26
0,60 (operai) 0,60

Formazione 4.0: potenziato il credito d’imposta per le imprese

Per garantire un sistema efficace di attività formative 4.0 e sviluppare nuove competenze digitali tra i lavoratori è riconosciuto alle imprese un credito d’imposta potenziato fino al 70% per le piccole e al 50% per le medie, nel caso in cui questi servizi siano eseguiti da soggetti certificati dal Ministero dello Sviluppo economico. (MISE – Comunicato 08 Luglio 2022)

È quanto stabilisce il decreto attuativo del Mise che rende operativo il nuovo regime fiscale agevolativo sulla formazione 4.0 – previsto nel Decreto legge “Aiuti” – al fine di rafforzare i percorsi formativi in modo che siano coerenti alla trasformazione tecnologica dei processi produttivi e legati ai fabbisogni delle imprese nell’ambito del piano transizione 4.0.
Sostenere gli investimenti delle imprese in formazione e crescita delle competenze digitali dei lavoratori è uno dei pilastri, insieme a innovazione e ricerca, della strategia messa in campo dal Governo per modernizzare l’industria manifatturiera.
L’obiettivo è creare le condizioni per promuovere un modello di fare impresa in cui il fattore umano sia tutelato e valorizzato, anche attraverso un efficace sistema di certificazione delle attività formative. E’ infatti importante per il futuro del Paese fornire una risposta adeguata alla domanda di maggiori competenze professionali che dovranno accompagnare la trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi.
In particolare, le nuove aliquote del credito d’imposta per la formazione 4.0 vengono incrementate:
– dal 50% al 70% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 300.000 euro per le piccole imprese;
– dal 40% al 50 % delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 250.000 euro per le medie imprese.
Per le grandi imprese il credito rimane al 30% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 250 mila euro.
Le attività formative riguarderanno i settori delle vendite e marketing, informatica, tecniche e tecnologia di produzione, e dovranno essere svolte da soggetti qualificati esterni all’impresa, tra cui rientreranno anche i centri di competenza ad alta specializzazione e gli EDIH (European Digital Innovation Hubs).
A garanzia dell’effettivo svolgimento delle attività formative e del loro livello qualitativo sono inoltre introdotti specifici parametri che vincoleranno l’erogazione del contributo agevolativo alla certificazione dei risultati conseguiti dai lavoratori, sia in termini di acquisizione che di consolidamento di competenze professionali 4.0.
Il decreto è stato inviato alla Corte dei Conti per la registrazione ed entrerà in vigore dopo pubblicazione in Gazzetta ufficiale.

Compensazione prezzi materiali nei contratti pubblici: IVA sulle risorse finanziarie

Forniti chiarimenti circa il trattamento ai fini IVA applicabile all’erogazione delle risorse finanziarie ai fini della compensazione dei prezzi dei materiali nei contratti pubblici (Agenzia delle entrate – Risoluzione 13 luglio 2022, n. 39/E).

A fronte degli eventi che, durante il primo semestre dell’anno 2021, hanno determinato l’eccezionale aumento dei prezzi di alcuni materiali da costruzione e le conseguenti ripercussioni negative sia per gli operatori economici (soggetti appaltatori) sia delle stazioni appaltanti, il legislatore, all’articolo 1- septies, comma 8, del decreto legge n. 73 del 2021, ha istituito nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili un apposito Fondo con una dotazione, per l’anno 2021, pari a 100 milioni di euro.
Ai sensi del vigente Codice dei contratti pubblici e segnatamente ai sensi del comma 27- ter dell’articolo 216, che fa salva la disciplina previgente di cui all’articolo 133 del d.lgs. n. 163 del 2006, il Ministero istante continua a rilevare con proprio decreto le variazioni percentuali annuali dei singoli prezzi dei suddetti materiali da costruzione più significativi che concernono i contratti di lavori affidati prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice e in corso di esecuzione.
Al fine dell’emanazione di detto decreto, la Commissione consultiva centrale per il rilevamento del costo dei materiali appositamente istituita, sulla base dell’attività istruttoria effettuata dalla stessa Direzione generale, ha il compito di esprimere un parere in merito alla sussistenza delle circostanze eccezionali che hanno causato le variazioni di prezzo dei materiali.
In merito alle specifiche modalità di utilizzo del predetto Fondo e circa le modalità operative per il calcolo e il pagamento della richiamata compensazione sono stati emanati rispettivamente il decreto ministeriale n. 371 del 2021 e la circolare ministeriale n. 43362 del 2021.
In particolare, l’articolo 1 del predetto decreto ministeriale n. 371, stabilisce che, ai fini della compensazione delle istanze regolarmente pervenute ai soggetti indicati all’articolo 1- septies, comma 7, del decreto legge n. 73 del 2021 e ritenute ammissibili, il Fondo è ripartito tra le categorie piccola, media e grande impresa.
L’articolo 2, comma 2, del medesimo decreto prevede che “entro sessanta giorni dalla pubblicazione, nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, del suddetto decreto di cui all’articolo 7-septies, comma 1, decreto legge n. 73/2021, (…), ciascuno dei soggetti indicati all’articolo 1-septies, comma 7 del medesimo decreto legge n. 73/2021 (…) invia, a mezzo di posta elettronica certificata, al Ministero (…) – Direzione generale (…) – richiesta di accesso al Fondo di cui al comma 8 del suddetto articolo 1-septies. La richiesta di cui al comma 2 del presente articolo riporta tutte le istanze di compensazione trasmesse dalle imprese, qualora ritenute ammissibili ai sensi del decreto ministeriale di cui al comma 1 dell’articolo 1-septies del decretolegge n. 73/2021 (…) e pervenute entro il termine di cui al comma 4 del medesimo articolo 1-septies. Per ciascuna delle istanze di compensazione di cui al comma 4 dell’art. 1-septies del decreto-legge n. 73/2021 (…), i soggetti indicati al comma 7 del predetto articolo 1-septies inviano, altresì: la documentazione giustificativa prodotta dall’impresa; l’attestazione relativa all’importo definitivo ammesso a compensazione (…); la dichiarazione comprovante l’insufficienza delle risorse finanziarie di cui all’articolo 1-septies, comma 6, del decreto-legge n. 73/2021 (…), risultanti dal quadro economico, per far fronte alla suddetta compensazione”.
Il successivo articolo 3 stabilisce che “nell’ambito della ripartizione del Fondo (…) la Direzione generale (…) assegna, a ciascuno dei soggetti indicati (…), le risorse in ragione dell’importo complessivo delle istanze di compensazione ammissibili, ripartite per piccola, media e grande impresa.”
L’articolo 4, comma 1, dispone che “nell’ambito della ripartizione del Fondo (…), i soggetti indicati all’articolo 1-septies, comma 7, del decreto-legge n. 73/2021 (…) partecipano in misura proporzionale alla distribuzione delle risorse disponibili. (…).” .
Infine, l’articolo 6 prevede che “la Direzione generale (…) provvede a comunicare ai soggetti indicati all’articolo 1-septies, comma 7, del decreto-legge n. 73/2021 (…) l’assegnazione delle risorse, che saranno loro attribuite secondo le modalità di cui agli articoli precedenti, al fine della corresponsione a ciascuna impresa che ha presentato istanza di compensazione.”.
Con la successiva circolare ministeriale n. 43362 del 2021, esplicativa delle modalità operative di calcolo e il pagamento della compensazione dei prezzi dei predetti materiali da costruzione, il Ministero istante ha, tra l’altro, precisato che “gli appaltatori sono tenuti a presentare alla stazione appaltante l’istanza di compensazione entro 15 giorni dalla data di pubblicazione del decreto. L’istanza conterrà l’indicazione dei materiali da costruzione per i quali con il decreto vengano rilevate variazioni dei prezzi, utilizzati nell’esecuzione dell’appalto, richiedendo al direttore dei lavori di accertare le relative quantità contabilizzate. Il direttore dei lavori provvede ad accertare le quantità di ciascun materiale da costruzione, cui applicare la variazione di prezzo unitario (…) e a determinare l’ammontare della compensazione (…). Il direttore dei lavori calcola la maggiore onerosità subita dall’appaltatore, effettua i conteggi relativi alle compensazioni (…) e li presenta alla stazione appaltante. (…). La stazione appaltante avrà cura di procedere alle attività innanzi descritte in tempi compatibili con gli adempimenti previsti dal decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili n. 371 del 30 settembre 2021, (…). Entro quindici giorni dalla pubblicazione del decreto, la procedura è avviata d’ufficio dalla stazione appaltante in presenza di lavorazioni che contengano materiali da costruzione che hanno subito variazioni in diminuzione. In tal caso il responsabile del procedimento tempestivamente accerta con proprio provvedimento il credito della stazione appaltante e procede ad eventuali recuperi.”.
Secondo quanto rappresentato nell’istanza e alla luce delle norme e della prassi sopra richiamata, emerge che le somme costituenti la dotazione del predetto Fondo istituito presso lo stato di previsione del Ministero per l’adeguamento dei prezzi vengono versate alle varie stazioni appaltanti una volta riscontrata l’insufficienza delle risorse a disposizione delle stesse, di cui al citato articolo 1- septies, comma 6, del decreto legge n. 73 del 2021, e a seguito della presentazione di apposita istanza di accesso al Fondo medesimo secondo la procedura prevista dal richiamato d.m. n. 371 del 2021.
Dette somme successivamente dovranno essere erogate agli appaltatori in relazione alle istanze pervenute entro il 9 dicembre 2021 e ritenute ammissibili, istanze che le stazioni appaltanti, come accennato, dovranno, tra gli altri documenti, allegare alle proprie dichiarazioni comprovanti l’insufficienza delle risorse finanziarie, ai sensi dell’articolo 1- septies sopra citato e degli articoli 1 e 2 del suddetto decreto ministeriale n. 371.
Nella fattispecie prospettata, quindi, l’erogazione delle predette somme facenti parte del Fondo risulta disciplinata da precise disposizioni di legge (quale l’articolo 1- septies del decreto legge n. 73 del 2021, oltre ai decreti ministeriali di attuazione), che prevedono sia i soggetti destinatari (i soggetti di cui al comma 7 dell’articolo 1- septies ossia le varie stazioni appaltanti interessate), sia le finalità per cui tali risorse sono state stanziate ed erogate, oltre che le puntuali modalità operative di calcolo delle predette somme, alla luce dello stanziamento effettuato.
Tenuto conto del descritto quadro giuridico di riferimento, si ritiene che l’erogazione delle predette somme non integri il presupposto oggettivo ai fini dell’IVA di cui all’articolo 3 del citato d.P.R. n. 633 del 1972, in quanto non si ravvisa un rapporto di natura sinallagmatica; infatti, dette somme vengono erogate dal Ministero istante nei confronti dei soggetti di cui al richiamato articolo 1- septies, comma 7, del citato decreto legge n. 73 del 2021 (stazioni appaltanti), in assenza di alcuna controprestazione da parte di quest’ultimi e di alcun obbligo di effettuare prestazioni di servizi nei confronti dell’ente erogatore.
In mancanza di qualsiasi rapporto di natura sinallagmatica, come innanzi precisato, dette somme si configurarsi “mere” movimentazioni di denaro e, come tali, escluse dall’ambito applicativo dell’IVA, ai sensi del citato articolo 2, terzo comma, lettera a), del d.P.R. n. 633 del 1972, che prevede la non rilevanza all’IVA delle “cessioni che hanno per oggetto denaro o crediti in denaro”.
Le medesime considerazioni sopra esposte valgono anche per le somme erogate alle stazioni appaltanti a valere sul medesimo Fondo di cui all’articolo 1- septies, comma 8, del decreto legge n. 73 del 2021, ai sensi dell’articolo 26 del decreto legge 17 maggio 2022, n. 50 (in corso di conversione).
Per quanto concerne la successiva corresponsione delle somme dalla stazione appaltante all’appaltatore, l’Agenzia ritiene che le stesse assumano natura di integrazione dell’originario corrispettivo stabilito per l’esecuzione dell’opera o del servizio e come tale risultano rilevanti ai fini dell’imposta sul valore aggiunto, secondo le modalità e l’aliquota già previste per l’originario contratto di appalto. Al riguardo, l’articolo 13 del d.P.R. n. 633 del 1972, sopra richiamato, che sancisce il principio di onnicomprensività del corrispettivo, dispone che la base imponibile delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi è costituita dall’ammontare complessivo dei corrispettivi dovuti al cedente o prestatore secondo le condizioni contrattuali ” aumentato delle integrazioni direttamente connesse con i corrispettivi dovuti da altri soggetti”.

 

Provvedimento disciplinare: legittime le indagini preliminari del datore

In tema di sanzioni disciplinari non sono illegittime quelle indagini preliminari che il datore di lavoro eventualmente svolga al fine di acquisire, anche mediante l’audizione del lavoratore, i necessari elementi per verificare la configurabilità o meno di un illecito disciplinare a carico di quest’ultimo, a condizione che, all’esito delle indagini, il datore di lavoro proceda alla rituale contestazione dell’addebito con possibilità per il lavoratore incolpato di difendersi, anche con l’assistenza di rappresentanti sindacali (Corte di Cassazione, Ordinanza 08 luglio 2022, n. 21771).

Il principio è stato ribadito dalla Suprema Corte nell’ambito del giudizio instaurato su ricorso proposto da un lavoratore, al quale era stato contestato di avere abusivamente e clandestinamente introdotto nel punto vendita di cui aveva la responsabilità la prassi delle c.d. fatture transitorie pro-forma a favore di clienti privilegiati in forza delle quali aveva consegnato della merce senza emettere alcun documento fiscalmente valido, concedendo sistematicamente una anomala dilazione nel pagamento anche di diversi mesi, in assenza di preventiva autorizzazione della direzione.

La Corte d’appello territoriale aveva confermato la sentenza di primo grado con cui era stata rigettata l’impugnativa del licenziamento per giusta causa intimato dalla società alle cui dipendenze il predetto lavorava come direttore di punto vendita.
La condotta del lavoratore, in particolare, era stata qualificata come grave violazione degli obblighi previsti dall’art. 220, co. 1 e 2 del c.c.n.l. applicato, idonea a legittimare il licenziamento in tronco.

Avverso tale sentenza il lavoratore ha proposto ricorso per cassazione, deducendo che il procedimento disciplinare avviato nei suoi confronti fosse insanabilmente viziato dal comportamento dei rappresentanti aziendali, non conforme agli obblighi di correttezza e buona fede, in quanto questi ultimi, prima di incardinare il procedimento, avevano indotto il dipendente a sottoscrivere una dichiarazione contenente ammissioni di colpa rispetto ai comportamenti poi contestati a cui i giudici di merito avevano erroneamente attribuito un valore confessorio.
Gli stessi rappresentanti aziendali, inoltre, ad avviso del lavoratore, nel momento in cui avevano invitato il lavoratore a rendere una dichiarazione scritta sulla asserita irregolarità nella gestione delle fatture, avevano formulato una vera e propria contestazione disciplinare orale, in violazione del diritto di difesa del lavoratore e dell’articolo 7 St. Lav..

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ribadendo il principio secondo cui, in tema di sanzioni disciplinari, non sono illegittime quelle indagini preliminari che il datore di lavoro eventualmente svolga al fine di acquisire, anche mediante l’audizione del lavoratore, i necessari elementi di giudizio per verificare la configurabilità o meno di un illecito disciplinare a carico di quest’ultimo, sempre che all’esito delle suddette indagini il datore di lavoro proceda alla rituale contestazione dell’addebito, ai sensi dell’art. 7, l. n. 300 del 1970, con possibilità per il lavoratore incolpato di difendersi, anche con l’assistenza di rappresentanti sindacali.
Inoltre, qualora in sede di indagini preliminari dirette ad accertare la commissione di un illecito disciplinare, il datore di lavoro riceva la spontanea confessione da parte del lavoratore, non si configura alcuna violazione dell’art. 7 della legge n. 300 del 1970 in ordine alla preventiva contestazione dell’addebito, atteso che detto atto presuppone la conoscenza dei fatti e l’individuazione del soggetto cui attribuirli e non può, quindi, precedere, ma solo, eventualmente, seguire il compimento e la valutazione degli accertamenti preliminari.
Da tanto discende che debba escludersi che l’avvio delle indagini preliminari, nel corso delle quali venga convocato il lavoratore, valga ad integrare anche l’inizio del procedimento disciplinare a carico dello stesso.
Sulla scorta di tanto i Giudici di legittimità hanno evidenziato che nel caso in argomento nessuna violazione di legge potesse attribuirsi alla società datoriale, dal momento che il colloquio preliminare era stato seguito dalla rituale contestazione di addebito, a fronte della quale il lavoratore aveva esercitato il proprio diritto di difesa.